mercoledì 15 gennaio 2014

°#COGLIONENO...


Un idraulico, un giardiniere e un antennista. Chiamati alle ore più improbabili, ad aggiustare scarichi, potare piante di giardini in quartieri alti. E che alla fine del loro intervento si sentono dire “sei giovane, per questo lavoro non c’è budget”.
La scena 'surreale' intende mettere in risalto la tendenza di diverse aziende a offrire a chi fa lavori creativi una ricompensa in termini di visibilità piuttosto che una retribuzione per il proprio contributo.
Un’iniziativa geniale del collettivo Zero (composto da Niccolò Falsetti, Stefano De Marco, Alessandro Grespan) che sta diventando l’urlo di una generazione di creativi che vedono tutti i giorni il loro lavoro sottopagato, calpestato, svalutato e non rispettato. 
Il lavoro del creativo  viene tutti i giorni svalutato e sminuito , chi ha studiato, chi ha una professionalità si sente quotidianamente umiliato da frasi del tipo: “il sito me lo fa mio nipote con 50 euro” , “a noi non serve un grafico, i volantini li fa mia figlia”  , “non serve aver studiato per fare pubblicità” ed è  questo uno dei motivi per cui la campagna sta riscuotendo molto successo sul web, tra condivisioni e commenti entusiasti.

#coglioneNo, come si legge sul sito del collettivo Zero , "è la reazione alla svalutazione di queste professionalità anche per colpa di chi accetta di fornire servizi creativi in cambio di visibilità o per inseguire uno status symbol.
E' la reazione a offerte di lavoro gratis perché ci dobbiamo fare il portfolio, perché tanto siamo giovani, perché tanto non è un lavoro, è un divertimento".


In Italia sono 2 milioni i professionisti che operano in tutti gli ambiti delle professioni creative. 
Non hanno un nome definito, possiedono alti livelli di formazione, sono ignorati da governo e istituzioni, ma producono il 5,8% del nostro Pil (80,8 miliardi di euro - rapporto 2013 Unioncamere/Fondazione Symbola). Più dell’industria automobilistica, più di Umbria, Liguria e Abruzzo insieme. Stiamo parlando di creativi per comunicazione, pubblicità, eventi e web: copywriter, art director, grafici, programmatori e sviluppatori. Ma anche di chi opera per moda, arti, spettacolo, industria, cultura, editoria, media, entertainment. Designer, autori, sceneggiatori, registi, scrittori, giornalisti, blogger, video-maker, editori. Artisti, fotografi, architetti. E poi stilisti, scenografi, coreografi, costumisti, montatori, compositori, illustratori, traduttori, curatori, ricercatori, artigiani di ricerca... Esponenti di nuovi linguaggi e tecnologie e di tutte quelle "professioni creative" che caratterizzano la nostra identità culturale e il made in Italy.
Non sono identificati, tutelati, ascoltati, valorizzati. Non hanno rappresentanza politica, mediatica, sindacale. Non sono mai stati coinvolti nei processi consultivi e decisionali. Ora hanno difficoltà a continuare l’attività o a difendere le proprie imprese.Eppure creatività, ricerca tecnologica, arti e culture giovanili rappresentano il futuro del Paese.

fONTI: republica, il messaggero, corriere della sera, change.org


Redazione Former : Dott. Roberto Martellino


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